La "tutela del consumatore" nell'epoca della spoliazione dei diritti

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Nessuna risposta

  1. Tonguessy ha detto:

    Caro Stefano,
    è mia opinione che esistano elementi sequenziali nella creazione di una società. Ad esempio il consumatore. Com'è che fino agli anni '50, primi anni '60 in realtà il consumatore italiano non fosse una realtà? Com'è che invece grazie al boom degli anni '60 gli italiani sono diventati tutti consumatori (vespe, radio, tv, 500)? Forse che già allora non esistevano tutele come ad esempio la garanzia di un manufatto?
    E' mia opinione che dove esiste transazione esista anche una qualche tutela. Transazioni semplici portano a tutele semplici: il formaggio vecchio viene sostituito dal salumiere. E' uno stile un po' medievale ma efficace.
    Quello che annoti invece (ovvero l'incremento esponenziale delle tutele a fronte dell'erosione dei diritti) è tipico degli anni '90, dove si comincia ad ingarbugliare per benino la matassa. Ricordiamoci che proprio quegli anni rappresentano il frutto ormai maturo del thatcherismo e reaganomics degli anni '80.
    Guarda caso proprio questi modelli politici (ma in realtà squisitamente economici) sono la fonte  originaria di tutte quelle erosioni che hai correttamente elencato. 

    Sono indeciso sulle tre risposte, ma credo ci sia di mezzo anche una buona dose di caos, ovvero di caratteri imprevedibili che non possono essere pianificati a priori. Come la crescita delle associazioni dei consumatori.

  2. stefano.dandrea ha detto:

    Credo anche io che nessuna delle tre risposte sia esaustiva e che le diverse norme di tutela del consumatore siano riconducibili ora all'una ora all'altra ragione ora a più di una.

    Il consumo e persino il lusso sono sempre esistiti e di per sé non bastano a fare un consumatore. Forse il lusso si, ma era una pratica che pochi potevano permettersi e che si permettevano soltanto una parte di coloro che erano inn grado di vivere nel lusso.

    Perché oggi siamo tutti consumatori (come mi hanno ripetuto su CDC quasi tutti i commentatori più intelligenti)? Perché lo sono anche coloro che non possono permettersi di vivere nel lusso? L'essere consumatori presuppone l'essere indebitati? Presuppone anche che si deve soggiacere ad una quantità sempre crescente di pubblicità? Esisono anche dei lati palesemente negativi della figura del consumatore (si se il consumatore è un indebitato cronico e un assoggettato alla pubblicità)? Queste sono alcune delle domande alle quali vorrei rispondere (in primo luogo per chiarire le idee a me stesso) in alcuni prossimi brevi articoli.

    Bisogna capire se dalla condizione di consumatore ci dobbiamo liberare; se sia una caduta in schiavitù o in servitù della gleba del fu cittadino poi lavoratore; ovvero se c'è un lineare progresso: cittadino-lavoratore-consumatore. Io confesso di propendere per la prima. Ma è una materia complessa che va studiata. 

  3. Tonguessy ha detto:

    Forse bisognerebbe definire prima cosa sia il Consumo. Al giorno d'oggi credo sia sinonimo di spreco (almeno nell'opulento Occidente). Difficile poi considerare il  Consumismo una virtù.
    Il Consumatore è colui che fa del Consumismo uno stile di vita oppure è colui che opera il Consumo? Tutti e due?
    Stasera ho consumato il mio pasto. Atto liberatorio o forma di schiavitù?
    Cos'ha in comune con l'acquisto del telefonino di ultimissima generazione (status symbol)?
    Per tornare al tema: tutelare chi lo acquista è lo stesso che tutelare il diritto a consumare un pasto? O forse non sarebbe meglio fissare delle priorità, delle gerachie di importanza per potere affrontare temi così complessi?

  4. marista ha detto:

    Scusate, ma se invece  la tutela del consumatore ed il tanto parlarne che si fa sia stata fatta si per  rimediare alla drastica limitazione dei diritti, ma anche e soprattutto si sia voluto imporre  più che il consumo, che avviene in ogni caso, il concetto che ogni individuo  è un "consumatore", parola con valenza negativa. L'individuo prima se beveva l'acqua o ci si lavava, esercitava un diritto, ora la consuma, quindi opaga coloro che la gestiscono e la posseggono ( prima i beni primari non si concepiva nemmeno che fossero posseduti e venduti)
    In questo modo, consumiamo la corrente e ci dicono che dobbiamo risparmiarla, ma quando la risparmiamo chi la possiede e gestisce, non guadagna quello che si aspettava, perde , come è successo all' Enel , considerevoli soldi, da qui  anche le bolletta a calcolo, cioè paghi anche se non consumi, e comunque dai in anticipo del danao che   frutterà interessi, poi si vedrà. ( siamo a cifre nell'ordine dei miliardi di euro), consumi e non sei utente, non hai i diritti di chi può pretendere un servizio. Questo si ripete col gas, acqua , e con tutto quello che ci serve per vivere, consumiamo, quindi in un mondo che ci viene presentato  come avente risorse limitate, dobbiamo pagare più del valore intrinseco. Se la sono studiata bene, e non si fermeranno, le Autority sono fuffa , per farci credere che c'è un equilibrio ed un controllo, bè  lo vede anche un bambino che le autority in genere agoscono in questo modo ti rivolgi  a loro e denunci una svista o un errore, dopo molto la Autority risponde che avendo interpellato l'Ente X, quello ha risposto che  dopo aver  controllato, tutto era  a posto: senza prova, si è autocontrollato e tanto basta.Consumatori anche se andiamo in Banca, e la Banca segue lo stesso sistema. Comunque per  il calcolo presuntivo Enel l'autority allo Adusbef ha risposto facendo presente che l'Enel per investimenti e mancate riscossioni  aveva avuto mancati pagamenti per non ricordo quanti miliardi di euro, ma la lettera la ho in ufficio, quindi l'Autority stessa  faceva sapere alla Delegazione  che non prendeva in  considerazione la richiesta di sollecitare l'Enel a  fare smettere  ai gestori la cattiva abitudine di  mandare bollette a consumo presuntivo  , tutte con importi maggiorati, perchè  in quel momento l'Ente a causa di investimenti notevoli e di  grandi utenze morose, era in difficoltà , lo ho scritto  ora qui  in parole povere, ma questo era il senso e ne ho copia in ufficio.
    Ecco una parte dell'inferno che ci stanno preparando, immaginate  a cosa si va a parare, e cercate di capire che inferno è già per quelli , e ci sono, che vivono con 600 euro al mese e enel per fare cassa si inventa che hanno consumato per  400 euro, da pagare intanto.. poi c'è chi muore di freddo e chi si suicida, e mica ve li raccontano tutti i casi umani e poi c'è il lato economico le migliaia di imprese fatte chiudera da simile andazzo, non solo dell'Enel , magari, abbiamo le agenzie di riscossione, Report ha denunciato meno di 1/3 di quello che succede.  Sono cose serie, non solo lamenti e mugugni. Fate mente locale .
    Insomma , perchè dire che io consumo un pasto e non che io mi nutro perchè in questo modo potrò assolvere ai miei compiti al meglio? Non è un caso. Una cosa che si consuma è una cosa che non c'è più, il pasto che io mangio c'è e ha una funzione , ed una trasformazione: nulla si crea e nulla si distrugge. Dicono che manca l'acqua, e si scopre che non è vero, dicono che manca il petrolio e si scopre che non è vero, e potrei continuare. Criminali sono dei criminali e noi siamo distratti e siamo stati fuorviati
     

  5. stefano.dandrea ha detto:

    Cara Marista,

    innanzitutto benvenuta sul nostro sito.

    Quanto a ciò che dici hai ragione. Il consumatore è anche un aderente (aderisce ai contratti di massa) e merita la tutela prevista nei contratti del consumatore. Questa tutela, dunque è effettiva e reale e credo sia un "compenso" per la spoliazione. Peraltro, la tutela andrebbe attribuita a tutti gli aderenti. Sono mesi che ho pronto un articolo sul tema ma temendo che fosse troppo tecnico non l'ho pubblicato; adesso lo pubblcherò. Perciò la tutela giusta e reale non dovrebbe essere del solo consumatore ma di ogni aderente (ad un contratto di massa predisposto da unj imprenditore). 

    L'inefficienza e la disfunzionalità delle cosiddette autorità indipendenti la immagino e ijn parte la conosco. Esse, qualsiasi cosa si dica ex post, non hanno la funzione di tutelare il consumatore (o almeno questa non è la funzione essenziale). Hanno la funzione di creare la concorrenza e il mercato (ddelle telecomunicazioni, del gas, ecc.). In certo senso hanno la funzione di concorrere nella creazione del consumatore. Ma in realtà hanno la funzione di spogliaare il parlamento del potere di legiferare in materia economica e credo che debbano essere considerate incostituzionali.

    Ciao

  6. marista ha detto:

    Grazie della risposta;  davvero scrivete delle  cose interessanti, c'è molto da imparare qui. Una fortuna avervi trovato
    ciao

  7. Davide ha detto:

    Ho letto il tuo bel pezzo. Questi giorni mi era venuta l'idea di scrivere qualcosa del genere, poi ho scoperto che avevi avuto la stessa idea un pò di tempo prima: ho scritto un altro pezzo che non poteva prescindere dal tuo.
    http://solopensieriliberi.blogspot.com/2010/12/lesistenza-commerciale.html
    Davide
     

  8. stefano.dandrea ha detto:

    Caro Davide,

    io ho letto il tuo e sono molto contento del nostro totale accordo. Ho letto anche l'articolo sull'indipendentismo sardo e mi è sembrato interessante e stimolante.

    Alla prossima

  9. Davide ha detto:

    L'indipendentismo è un tema che ho intenzione di sviluppare ancora.
    Colgo l'occasione per farvi i complimenti. Ottimo sito.

  1. 31 Maggio 2010

    […] le tre ipotesi formulate in un precedente articolo, nel quale ci eravamo domandati in che misura la composita e vasta disciplina di tutela del […]

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