ACQUA PUBBLICA: REFERENDUM TRADITO? FACCIAMO CHIAREZZA.
di Lorenzo D’Onofrio (ARS Pescara)
1) Con il referendum del 2011 sono state abrogate norme che prevedevano come modalità ordinarie di gestione del servizio idrico, in alternativa:
– l’affidamento a soggetti PRIVATI attraverso gara;
– l’affidamento a società a capitale misto PUBBLICO-PRIVATO, all’interno delle quali il privato sarebbe stato scelto attraverso gara e avrebbe detenuto almeno il 40%.
2) Con la vittoria referendaria i Comuni sono rimasti liberi di scegliere la modalità (pubblica o privata) di gestione del servizio.
3) L’articolo 6 della proposta di legge C. 2212, soppresso dall’emendamento Borghi (PD), avrebbe imposto ai Comuni l’affidamento del servizio idrico esclusivamente a enti di diritto PUBBLICO: evidentemente sarebbe stata l’attuazione del significato politico della campagna referendaria.
4) Tuttavia il significato politico sostanziale del referendum era molto più ampio del quesito referendario, QUESITO che, formalmente, NON può dirsi TRADITO.
5) È stata invece TRADITA la VOLONTÀ SOSTANZIALE espressa dalla maggioranza DEGLI ITALIANI attraverso il referendum, che per essere attuata avrebbe dovuto, tuttavia, trovare rappresentanza POLITICA maggioritaria in Parlamento.
6) CONCLUSIONE: la vicenda “acqua pubblica” è la prova tangibile del limite dell’attivismo referendario fine a se stesso. La protesta canalizzata nel solo attivismo referendario non serve a nulla. L’attivismo è la morte della democrazia. La salvezza della democrazia risiede solo nella MILITANZA POLITICA.
7) Per capire meglio cosa intendo bisogna assolutamente leggere questo articolo.
8) Per partecipare alla lotta di LIBERAZIONE del Popolo italiano, il 5 giugno bisogna essere a Roma, presso il Teatro dell’Angelo, per l’Assemblea fondativa del Fronte Sovranista Italiano.
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