Perché vogliono modificare il Titolo V della Costituzione? Piccola analisi del rapporto fra sovranità e territorio.

Potrebbero interessarti anche...

4 risposte

  1. stefano.dandrea ha detto:

    Caro Riccardo,

    il tema è complesso. Tu metti in rilievo le "esigenze" finanziarie che muovono verso la "riforma della riforma".

    Ma esigenze diverse, una positiva e una negativa, possono talvolta muovere verso uno scopo comune. Se e nella misura in cui la eventuale nuova disciplina ripristinasse la vecchia del 48 (ma ci credo poco) sarei felice.

    Dal mio personale punto di vista, distinguerei tra comuni province e regioni.

    Per quanto riguarda i comuni, sono a favore dell'autonomia perché intuitivamente, caratterialmente e culturalmente sono localista, affettivamente attaccato alla mia marsica dalla qualenon mi stacco. Tuttavia, esistono casi macroscopici in cui il Comune non funziona (paesi ubicati su laghi meravigliosi senza depuratore funzionante). Credo che all'autonomia dei cittadini debba essere concessa più di una possibilità ma sforati alcun standard, diciamo al terzo richiamo, debba subentrare qualcosa di simile al podestà, re-introdotto nel 1926 come sistema generale con legge "fascistissima" e che tuttavia, come sistema assolutamente straordinario, potrebbe mettere ordine a situazioni sconcertanti.

    Per quanto riguarda le province, penso che esse già sforino la nozione di territorio. Tu vivi in città ma chi vive in provincia o in cittadine di provincia sa che il territorio è la contrada che è parte della provincia (una provincia è normalmente costituita da due, tre o quattro contrade). Io conosco benissimo tutti i paesi, le strade, i laghetti e i canali della marsica, che ho battuto da calciatore pulcino ed esordiente, da pescatore di ranocchie, da quasi ultimo dei moicani nel bagnarmi nel laghetto di Papacqua, per accompagnare amici pscatori o papà a cercare funghi nella Valle Roveto o nella variante di Tagliacozzo o a Marano, perché la domenica salivo sul Viglio, il Velino, il Sirente, il nostro Salviano, perché i miei amici di scuola al liceo venivano da vari paesi della marsica e per altre ragioni. Conosco la zona di L'Aquila (che peraltro ho amato) soltanto per avervi svolto il servizio civile, dunque casualmente. Io sono avezzanese e marsicano (non "della provincia di L'Aquila", come mi impone la burocrazia). E ovviamente ciò vale, in senso simmetrico e contrario, anche per gli aquilani e per i sulmontini.

    Credo quindi che le province vadano moltiplicate o meglio che ad esse debba essere sostituita la contrada, che è il vero ambito territoriale italiano (salvo per chi vive in grandi città).

    Per quanto riguarda le regioni, esse credo che non abbiano nulla a che fare con il territorio. Sono piuttosto artificiali e probabilmente indispensabili per ragioni amministrative. Quindi non le eliminerei totalmente ma quasi, nel senso che ridurrei enormemente le funzioni che hanno, per tante ragioni che non sto qua a spiegare.

    Insomma, è una materia tutta da studiare e se le esigenze finanziarie invocate dal liberismo in questo momento storico si incontrano con il carattere indubbiamente pasticciato della riforma del 2001, non è detto che la materia delle autonomie locali non debba essere oggetto di una profonda riflessione.

    • Durga ha detto:

      La spesa delle Regioni e' ormai del tutto fuori controllo. Non risolvono poi affatto il problema dei contrasti Nord-Centro-Sud, quindi le regioni  vanno, se non abolite, quasi.

      • stefano.dandrea ha detto:

        Le regioni sono anche il regno della inefficienza, della incompetenza, della corruzione e delle clientele al massimo livello. Il luogo di riciclo di omuncoli. Quindi concordo, ribadendo quanto ho espresso.

  1. 12 Marzo 2020

    […] Riccardo Paccosi in https://appelloalpopolo.it/?p=10292 […]

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *