Ce la Faremo ? Va spiegato una volta per tutte come funziona l'economia

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14 risposte

  1. Giuseppe ha detto:

    Beh, che l'unica salvezza sia l'indipendenza nazionale, questo è ormai fuori discussione. Ma bisogna capire e dire chiaramente anche un'altra cosa: chiunque si opponga per una volta con argomentazioni più o meno articolate, ma in piena onestà, alla lotta per la nostra libertà e indipendenza dimostra di essere stato vittima del martellamento propagandistico di regime che si è sviluppato senza tregua negli ultimi 20 anni. Chiunque perseveri invece, dopo aver affrontato l'imponente mole di prove e documenti che giungono ormai da intellettuali di tutto il mondo, nel sostenere un qualunque assembrato di stati nazionali europei, farneticando su una eventuale lingua sovranazionale che magari già si parla tra i giovani, di una comune identità europea, di una nazione europea fondata sulla medesima cultura e via discorrendo, o è in malafede o è come quei celerini che portano il Tricolore d'Italia sulla divisa mentre si schierano a proteggere chi l'Italia la vuole estinguere fisicamente: cioè sottoposto ad ordini dall'alto. L'europa non esiste. Il popolo europeo, la nazione europea non esistono. Questi sono peti cerebrali che solo le menti di banchieri o fascisti avrebbero potuto generare. Esistono le nazioni d'europa, esistono i popoli d'europa. Lottiamo per essi, in primis per il nostro, perchè qualunque delirio federativo, confederativo, unionistico e quant'altro è fuori dalla storia, fuori dalla ragione, ma soprattutto, fuori dal futuro.
    Qui bisogna agire, senza se e senza ma, perchè o si rifà l'Italia o si muore!
     

  2. stefano.dandrea ha detto:

    Giuseppe,

    il mio accordo con te è totale.

    In certo senso, io che non uso spesso l'aggettivo fascista per indicare ciò che non mi piace – credo che la sinistra abbia fatto un abuso di questa qualifica e, sotto alcuni profili, abbia terrore di un fantasma – condivido l'idea che in fondo nell'idea di europa c'è una certa dose di fascismo. Quel fascismo secondo il quale lo stato fa e crea la nazione (non la trova e la sviluppa condizionandola).

    Qui non siamo in presenza dello stato italiano che voleva rendere italiani gli slavi, che era una cosa tristemente seria. Qui siamo in presenza di un tentativo, non apertamente violento, di creare, mediante inganni, accordi di elite interessate ad ampliare i mercati, e creazioni di strutture burocratiche – ossia mediante qualche cosa di molto inferiore a uno stato – una nazione europea, la cui unità discenderebbe dal fatto che i "cittadini europei" sono tutti indebitati con banche e finanziarie, che è qualcosa di molto ma molto inferiore a una nazione vera.

    Insomma, il fascismo era una cosa tristemente seria; la velleità europea è un tentativo di imitazione farsesco, del quale i posteri rideranno.

  3. geppo ha detto:

    siamo ancora dietro a parlare di fascismo?

  4. stefano.dandrea ha detto:

    Geppo, ti riferivi, probabilmente, a "Questi sono peti cerebrali che solo le menti di banchieri o fascisti avrebbero potuto generare".

    La frase effettivamente non è esatta.

    Oltre a banchieri e fascisti che attendono una europa unità che si affermerà sul mondo come faro di civiltà, l'idea di europa unita fu concepita da un ex comunista, al confino a Ventotene, Altiero Sinelli (quando fu scritto il manifesto di ventotene Spinelli era stato già espulso dal PdCI, a causa della critica assoluta allo stalinismo). Essendo un uomo che per fedeltà alle sue idee fece 11 anni di carcere e 6 di confino, io gli tributo onore. L'idea dell'europa unita fu sostenuta anche dal socialista (liberale) Eugenio Colorni, martire della resistenza, dopo aver scontato mesi di carecere e cinque anni di confino, al quale pure tributo onore. Infine l'idea fu concepita da Ernesto Rossi, allievo di Salvemini e militante di Giustizia e Libertà, poi del partito d'azione e infine del partito radicale, il quale scontò quasi dieci anni di carcere e altri tre o quattro al confine, e al quale pure tributo onore.

    Erano ingenui. Soprattutto, imprigionati o rinchiusi al confino, avvertivano un’ansia di libertà e di liberazione dell'europa dai regimi totalitari. E per questa ragione si ispirarono, nello scrivere il manifesto di ventotene, alle idee di Junius (pseudonimo del liberale Luigi einaudi). Erano idealisti che credevano nei principi nati dalla Società delle Nazioni, sostenitori di un'europa unità e libera. Tanto ingenui che Spinelli credeva che finita la guerra Stati Uniti e Unione sovietica sarebbero andati via dall'europa! Inoltre, l'esperienza recente che avevano vissuto, quella dei nazionalismi imperialisti, li aveva spinti a riconoscere il ruolo storico di progresso svolto dalle nazioni ma a temere che queste si fossero trasformate per sempre in fonti di nazionalismi (e negli stati uniti questo non sarebbe stato vero?). Scrivevano anche che non poteva esservi pace in Italia con la germania militarista; né si poteva spezzettarla (come invece avvenne).

    Insomma, oltre alla matrice fascista-imperialista (l'europa come faro di civiltà che dominerà sul mondo intero per millenni) e alla matrice capitalistico-bancaria (l'europa come grande mercato aperto – è quella che ha vinto), c'è la matrice liberal socialista, ingenua (le potenze straniere sarebbero andate via dall'europa; la germania non sarebbe stata spezzettata) e intrisa di idealismo pacifista.

    Anzi va detto che la spinta della Francia a volere l'euro è stata legata proprio alla riunificazione della germania. Alla paura di uno stato europeo troppo potente. Il risultato è stato di avere uno stato europeo potentissimo, la Germania, la quale ha un marco sottovalutato, che è al tempo stesso una lira sopravvalutata.

    Comunque mi sembra ovvio che oggi le due matrici "ideali", quella imperialistica e quella socialista-liberale sono smentite dalla storia; e che l'unione europea è soltanto una organizzazione internazionale che schiavizza i popoli, con l'unico vantaggio di non avere guerre interne.

    Io preferisco la libertà, con il rischio di guerra e con l'impegno per la pace, alla schiavitù che mi assicura che in europa non ci sarà più guerra. A parte il fatto che se proprio ci devono essere guerre (e non ci devono essere), mi sembrano meno insensate guerre tra stati europei che guerre di aggressione mosse da alleanze di stati europei alla Somalia, all'Afghanistan, alla Libia, all'Iraq e alla Serbia

  5. Luciano Fuschini ha detto:

    Con la solita profondità di veduta Stefano coglie un aspetto essenziale del fascismo, caratterizzandolo come una forza politica che pretende di creare la nazione impadronendosi dello Stato. Ma forse gli sfugge che questa è una caratteristica del giacobinismo e lo stesso leninismo è una forma di giacobinismo: Gramsci docet. Concepire la nazione come preesistente allo Stato è una visione premoderna, ripresa dal Romanticismo. Io, da antimoderno, sono d'accordo con questo antifascismo che è anche antigiacobinismo.  Geppo non ha tutti i torti a raccomandare di guardare avanti ma si discute di questi temi perché hanno a che fare con l'attualità, per esempio con la possibilità o meno di costruire un'Europa comunitaria.

  6. Giuseppe ha detto:

    Avevo scritto un commento ma è andato perduto nell'etere per un blocco del sito.
    Comunque, mentre noi purtroppo perdiamo tempo a pensare se l'europa la si può fare comunitaria, federata, confederata, unita e amenità discorrendo, la finanza privata e internazionalista ci distrugge la vita. La difesa del nostro diritto ad esistere in quanto popolo ed in quanto nazione è l'unico vero obiettivo per cui valga la pena coordinare gli sforzi, ma soprattutto le idee di uomini di buona volontà, e che racchiude in sè tutta quella riconquista di diritti e di avvenire che ho già visto ben esplicati nei diversi articoli di questo sito. Senza patria non esistono rivoluzioni, e da questo punto di vista in Italia siamo parecchio indietro rispetto ai risultati politici e culturali ottenuti da altre nazioni (basti pensare ai Veri Finlandesi di Timo Soini, o all'UKIP britannico). Tuttavia non bisogna commettere l'errore di pensare che, considerato il proporsi come anti-globalisti, protezionisti e quan'altro, si voglia finire a recitare il ruolo di bigotti autarchici che aspirano al dominio mondiale della propria razza e bla bla bla. Il nostro progetto deve essere di respiro storico e globale, nella prospettiva di quella adunanza mazziniana di nazioni libere, sovrane ed eguali che unico strumento possono essere per condurci forse ad una possibile collaborazione (non saprei come definirla altrimenti) di tutti i popoli della terra, perchè solo lo stato nazionale in sè può racchiudere e proteggere i diritti e l'esistenza, ma anche la spinta all'espressione creativa dei popoli, qualunque sia il sostrato su cui essi intendano o siano capaci di esprimere la loro civiltà. Detto ciò, la lotta per l'indipendenza d'Italia, a mio parere, può passare solo attraverso i tre pilastri di Sovranità, Identità e Democrazia.
     

  7. Tonguessy ha detto:

    Da neofita inveterato su questioni monetarie ho due dubbi da porre:

    1-gli USA ne beneficeranno di questo auspicato crollo dell'Euro? Ricordo che Saddam diventò tiranno solo dopo avere dichiarato di volere convertire gli scambi commerciali esteri (petrolio) in Euro.

    2-Scrive Zibordi che una ricetta per diminuire la spirale depressiva consiste nello

    ii)aumentare il deficit pubblico stampando moneta

     

    Ricordo che la  la Repubblica di Weimar, tra il 1919ed il 1933 effettuò la liquidazione di enormi risarcimenti per i danni di guerra in marchi oro, più il 26% delle esportazioni tedesche (pagamenti in ottemperanza all'ultimatum di Londra), che innescarono una spirale perversa che portò ad una svalutazione del marco e ad un'inflazione a tassi stratosferici (iperinflazione). Salari e stipendi venivano pagati ogni giorno affinché il loro valore non venisse abbattuto a livelli tali da quasi azzerare, nei fatti, il loro valore. Tra il giugno e il dicembre del 1922 gli indici del costo della vita salirono di 16 volte. Nel 1923 i francobolli vennero a costare miliardi di Reichsmark e per comprare un uovo occorreva una quantità notevole di carta moneta. La spirale inflazionistica fece sì che la gente, appena veniva pagata correva a comperare qualsiasi tipo di merce prima di trovarsi con denaro privo di valore reale in mano, aggravando così la scarsità di beni in circolazione. (cit.wiki)

    Stampavano marchi a più non posso, e la gente andava con la carriola piena di banconote al mercato per fare la spesa. Non mi pare che questa possa essere la soluzione anche nel momento tragico come quello attuale in cui abbiamo da "ripagare" dei debiti (seppure non così elevati come quelli tedeschi di allora).

    Non riesco quindi a capire se la Storia abbia sconfessato TUTTE le proposte di Zibordi o solo questa. Giusto per commentare l'ultima (nazionalizzare le banche): mi pare che la Northern Rock sia stata nazionalizzata. Eppure non è che il Regno Unito se la passi tanto bene. Adesso il governo centrale pensa addirittura di rendere la Scozia indipendente pur di lasciare loro la rogna della RBS (Royal Bank od Scotland) anche quella ormai in default.

    Commenti?

    Concordo infine con tutti i commenti precedenti. 

  8. Daniela ha detto:

    Tonguessy ti poni le domande giuste. Spero che nessuno le sottovaluti, perché non devono essere sottovalutate con l'obiezione superficiale che quasi sicuramente uscendo dall'euro ci sarà solo una lieve inflazione. Nessuno ha la ricetta in tasca e le soluzioni facili sono quanto meno sospette.
    La domanda n. 1 è da considerare con profondità. Gli attacchi all'euro provengono da forte speculazione americana. Si attacca un paese alla volta con metodo e senza remore. Mi preoccupa altrettanto e ancor di più la sorveglianza del FMI. L'uscita dall'euro non è una soluzione.

  9. Marco ha detto:

    La questione Europa sì Europa no raggiunge dei livelli estremistici che non mi trovano d'accordo. Non c'è alcuna legge che impone ai popoli europei di annullarsi in un super-stato burocratico come sta diventando l'UE, così come non è scritto da nessuna parte che si debba tornare a un sistema di alleanze contrapposte in stile Europa vittoriana col rischio di guerra per il controllo di un valico montano o di una costa. A me la soluzione sembra incredibilmente semplice: Mazzini parlando dell'Europa parlava di "banchetto delle nazioni sorelle", cioé di un gruppo di nazioni libere e indipendenti che, riconoscendosi nell'appartenenza alla comune civiltà europea, ripudiavano conflitti fratricidi e cooperavano qualora ciò si fosse reso necessario. Naturalmente, il punto cardinale del discorso era, appunto, la libertà e l'indipendenza delle nazioni, considerato che alla sua epoca c'erano Italia e Germania ancora non formate (ed entrambe sotto l'influenza disgregatrice dell'Austria-Ungheria) e la Polonia "smembrata" tra altre potenze. Insomma ci vuole tanto a immaginare un blocco di nazioni europee che collaborano, che so, su progetti scientifici e universitari, che consentono la libera circolazione dei propri cittadini (con limitazioni sulla durata), che attuano politiche di difesa comune in caso di aggressioni esterne, ma che per il resto corrono sulle loro gambe? No perché qua sembra che UE demonio assoluto (e non è errato) e "ognuno per sé e il ciel l'aiuti" paradiso ideale… La realtà offre molte più opzioni di questo. Lo dico con simpatia, apprezzo molte idee che escono fuori dai vostri articoli.

  10. stefano.dandrea ha detto:

    Marco,

    l'Europa, come comune civiltà – in realtà insieme di civiltà con molti elementi comuni – non è la UE. La UE è davvero senza senso: sotto il profilo economico, culturale, geopolitico, morale.

    Il disegno europeo che tu tratteggi è l'utopia da raggiungere. E' più difficile di quanto sembri credere. Ma è un progetto concreto; una utopia, appunto. Non una frase massimalista priva di significato come "un’europa unita che sia il faro di civiltà del mondo" o simili.

    Quindi credo che siamo competamente d'accordo. L'importante è che ricordiamo che altro è la UE altro è l'idea di europa, pur nelle sue varie declinazioni.

  11. Gianni ha detto:

    Ciao, Stefano,
    non pensi che dopo l'uscita dell'Italia dall'UE si ricomincerà a parlare di secessione?

  12. stefano.dandrea ha detto:

    Venti anni di politiche globaliste e unioniste(europee) hanno minato la coesione sociale e territoriale. I movimenti separatisti e soprattutto l'opinione pubblica separatista non sono più fenomeni marginali e caricaturali. Inutile chiedere a questi signori dove erano fino a venti anni fa. Inutile cercare di far ad essi capire che sono il globalismo e l'Unione europea ad aver prodotto determinati fenomeni. Comunque, secessioni non ve ne saranno. Al più, se qualcuno le tenta vi sarà la gierra civile.

  13. Mario Rossi ha detto:

    Sembrate la sagra dei luoghi comuni del barbiere.

  1. 10 Novembre 2011

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