Lettera a tutti gli Italiani: riprendiamo in mano la nostra vita e il nostro Paese

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  1. stefano.dandrea ha detto:

    Gentile Francesco,

    condivido gran parte delle proposte e perciò pubblico la lettera.

    Invece, l'analisi mi sembra eccessivamente semplificata – e ciò può dipendere dal carattere di lettera che ha il suo testo – ma anche non provata e poco probabile. In definitiva condivido la proposta ma l'analisi mi sembra complottista.

    Nessuna prova è addotta che si volesse colpire Berlusconi. Per il solo fatto che l'opposizione (vien da ridere) oppure veri o presunti nemici esterni non siano riusciti a farlo fuori non si può certamente asserire che i gestori di grandi capitali, i quali hanno deciso di abbandonare (momentaneamente?) i titoli del debito pubblico italiano, intendessero far fuori Berlusconi.

    Quanto alla volontà di accaparrarsi la ricchezza italiana rimasta, ciò starebbe a significare che quei medesimi gestori di grandi capitali che hanno venduto i titoli italiani non hanno intenzione di riacquistarli ad un prezzo più basso (in tal caso saremmo in presenza di una classica manovra speculativa), bensì di promuovere ulteriori privatizzazioni del patrimonio pubblico italiano, al fine di vincere, magari tra tre o quattro anni, le aste per l'acquisto di beni pubblici alle quali parteciperebbero anche altri titolari e gestori di grandi capitali. Inoltre, per una coincidenza inspiegabile, questi gestori che aspirano a realizzare l'affare ipotizzato, per una qualche oscura ragione, sarebbero anche interessati a far cadere Berlusconi. Insomma se si fosse trattato di far cadere soltanto Berlusconi o se si fosse trattato soltanto di acquistare a prezzi stracciati beni italiani, i gestori di grandi capitali non avrebbero agito. Siccome, invece, era possibile tentare di prendere due piccioni con una fava, allora hanno deciso di passare all'azione. Francamente la spiegazione non sta in piedi.

    Ma non è importante. Ciò che rileva è che un paese è esposto al rischio di essere gettato in situazione di estrema difficoltà da parte dei gestori di grandi capitali. Questa possibilità va eliminata (ecco perché sono in gran parte d'accordo con le sue proposte).

    Cosa ci importa se in realtà siamo in presenza soltanto di un attacco che aspira ad ottenere un guadagno dopo il riacquisto di titoli italiani a prezzi più bassi? O se una banca tedesca ha acquistato una banca francese e i dirigenti della banca tedesca o magari la Merkel stessa hanno imposto alla banca tedesca di disfarsi dei titoli italiani?

    Mi permetto un'osservazione. I complottisti credono che sia sempre importante conoscere per filo e per segno come sono andati i fatti. Mentre il più delle volte, conoscere fino in fondo come sono andati i fatti è totalmente irrilevante. I problemi segnalati dai fatti per come li conosciamo (la superficie in questo caso è più che sufficiente e non serve scavare) sono il debito pubblico estero, la debolezza dell'UE per gli squilibri che genera e la mancanza di una moneta nazionale italiana che consentirebbe di fronteggiare gli attacchi (attraverso l'acquisto dei titoli), e, in certa misura, potrebbe evitarli se accompagnata da altre misure volte a far sì che il debito pubblico sia soltanto interno.

    A presto e grazie 

  2. Daniela ha detto:

    Non mi addentro nella valutazione complessiva dell'articolo né dell'insieme delle proposte di cambiamento.
    Mi limito ad un appunto riguardo alle riforme del sistema bancario segnalate da Francesco Mazzuoli.
    Quando si dice che lo Stato dovrebbe imporre alle banche una riserva del 100% si dice una grande corbelleria. Si sa che le banche sono imprese che tradizionalmente realizzano profitto come intermediari nella circolazione del denaro. Raccolgono risparmi pagando interessi e prestano il denaro riscuotendo interessi molto più alti. Se prestassero tutto massimizzerebbero il profitto ma anche il rischio di essere insolventi. Se tenessero nei cassetti il 100% di ciò che raccolgono sarebbero in perdita crescente.
    Lo Stato impone una riserva obbligatoria per impedire che le banche prestino tutto, le banche di solito prevedono ulteriori riserve volontarie. Si può auspicare un innalzamento del tasso di riserva obbligatoria, si può chiedere un margine di sicurezza piuttosto alto. Poi ci si deve fermare a meno che non si ritenga che la banca, in quanto entità, è superflua o dannosa.
    In conclusione ritengo che i profani possano indicare in ambito economico linee di principio generali, ma che solo persone un po' più esperte possano indicarne gli strumenti applicativi, la fattibilità, gli effetti immediati e le conseguenze a medio termine, da non sottovalutare troppo negli aspetti negativi.

  3. stefano.dandrea ha detto:

    Cara Daniela e caro Francesco,

    riserva obblitgatoria al 100% significherebbe: i) che il cittadino deve pagare perché la banca gli custodisca i soldi. Quale altro interesse potrebbe avere la banca a ricevre i depositi, se non potesse prestare il denaro depositato?; ii) che la banca sarebbe costretta a prestare i capitali propri; iii) che gli interessi richiesti dalle banche sarebbero altissimi. Francesco, se tu dovessi prestare denaro, non ad un amico, ma a un imprenditore, con il rischio che se non te lo restituisce impieghi dieci anni a riottenere tutto o parte del denaro e dovendo sostenere costi ingenti per le spese correnti di gesione dell'attività di credito, quale interesse chiederesti? Non credo meno del 20%. Se le banche prestano ad un interesse così "ridotto", la ragione risiede proprio nel fatto che prestano più volte il medesimo denaro; iv) che avremmo molta moneta e quasi nessun credito; v) probabilmente che il risparmio tenderebbe a svalutarsi e che, quindi, vi sarebbe l'onere di reinvistirlo (anziché depositarlo in banca o acquistare titoli) con una percentuale media del 50% di perderlo.

    A me le conseguenze della riserva obbligatoria al 100% starebbero bene. Sarebbe una vita dura; la vita arebbe fondata sulle proprie forze; il denaro lo avrebbe soltanto chi ha risparmiato e non chi ottiene credito; non avremmo credito al consumo; avremmo certamente una ultradecrescita; e una grande riduzione dei consumi. Se avessi il potere assoluto probabilmente imporrei (se non temessi una rivolta) il regime che suggerisci. Ma quanti uomini moderni desiderano veramente quel regime? Quanti sono oggi coloro che per un regime più giusto e virtuoso sono disposti ad accettare che in società vi sia povertà e magari aumenti la mortalità? Chi è veramente capace di una simile violenza di pensiero e di azione? Io credo che molti tra coloro che propongono la riserva obbligatoria al 100% pensano che ne deriverebbe un maggior benessere economico per tutti. Si sbagliano. Ne deriverebbe una società più virtuosa, giusta e umana. E perciò più povera, insicura e violenta.

  4. Daniela ha detto:

    Voi proponete un modello di banca che era quello degli orefici agli albori del capitalismo e dei primi  biglietti cartacei. Tutto ciò è  improponibile, anche perché comporterebbe una realtà economica di vera e propria miseria diffusa, non solo per un riequilibrio traumatico della quantità di biglietti monetari, ma anche per l'isolamento e quindi lo stato autarchico in cui  verrebbe spinta l'Italia. Non abbiamo  la possibilità materiale di essere autosufficienti neppure per la pura sussistenza. Sono convinta che l'Europa invece potrebbe essere autosufficiente, ed è per questo che vedo l'uso dell'euro comiune come un vantaggio da non poter scartare con superficialità. Certo occorre opporsi alla politica economica e monetaria imposta oggi dalle autorità europee, ma gli interessi di masse indignate greche, spagnole, e financo transoceaniche possono dare una grossa spinta al cambiamento. Non è vero che gli interessi delle diverse nazionalità divergono, se prendiamo i poveri come punto di riferimento. Possiamo rivendicare nazionalizzazione delle banche, sovranità monetaria, economia per le cose utili, autonomia militare, considerando l'Europa come territorio, anche se l'Europa che vorremmo oggi non c'è.
    Per quanto riguarda più specificamente le banche vedo come valia alternativa il modello della sincera finanza islamica che proibisce le rendite, che suddivide il rischio d'impresa fra banchiere e risparmiatore, facendole partecipare alla divisione del profitto con le imprese, solo se questo c'è, solo se è volto ad una buona finalità.

  5. stefano.dandrea ha detto:

    Daniela,

    solo per chiarire che io non voglio la riserva obbligatoria al 100%. Solo un dittatore sanguinario disposto a massacrare il popolo ribelle potrebbe volerla con cognizione di causa. Come ho più volte scritto mi sarebbe sufficiente riportare la riserva obbligatoria al 25% con conseguente aumento del circolante e vietare o fortemente limitare il credito (debito) al consumo. Avremmo una decrescita pilotata e governata.

    Quanto all'europa continua a sostenere che le tue idee sull'europa sono velleitarie. I "cambiamenti" che vorresti introdurre in europa sono cambiamenti di trattati internazionali che richiedono il consenso di tutti gli stati. Più i cambiamenti sono radicali e più è improbabile che vi sia il consenso di tutti. Gli altri mica sono stupidi; hanno dato il consenso a questa europa. Siamo noi che credevamo di aver dato il consenso a un'altra europa che non esiste. Convieni che se la Germania o la Francia non desiderano la tua europa, quest'ultima non si può realizzare?

    Comunque il destino della UE (non dell'Europa, che è una idea, vaga ma un'idea) è segnato ed è oggettivo. E' un progetto con molti errori, troppe lacune (pensa al default di uno stato)troppe aspettative velleitarie. La UE non può che disintegrarsi.

  6. Claudio.Martini ha detto:

    Condivido le perplessità di Daniela. La riserva al 100% di fatto toglierebbe dalla scena l'industria del credito, e non credo proprio che una cosa del genere sia auspicabile.

    Molto più sensata è la nazionalizzazione del credito (come in India, Cina e, di fatto, Regno Unito). Un provvedimento del genere non solo preverebbe il crck delle maggiori banche nazionali, ma ne eviterebbe anche la svendita aprezzi di saldo a investitori stranieri.

    Inoltre il dirigismo statale in ambito finanziario dovrebbe essere utile per scongiurare ipotesi di speculazione. Basti pensare alla sorte del Credito Italiano, un tempo parte dell'Iri, privatizzato negli anni '90 (da Ciampi, se non sbaglio), divenuto Unicredit-Capitalia e adesso in crisi nera in quanto imbottito di titoli tossici dall'ineffabile Alessandro Profumo. Un caso paradigmatico.

    Avrei una sola domanda per Daniela:

    "Non abbiamo  la possibilità materiale di essere autosufficienti neppure per la pura sussistenza. Sono convinta che l'Europa invece potrebbe essere autosufficiente(..)"

    Ecco, cosa ti fa pensare che l'Europa sia (o potrebbe essere) autosufficiente?

  7. Francesco Mazzuoli ha detto:

    Gentile Stefano D'Andrea, nella sua pubblicazione del testo della lettera mancano le due righe conclusive:
    "Con l'augurio che questa lettera faccia il giro d'Italia e serva ad unirci. Ora o mai più.
    Noi, e non le Banche, siamo i padroni del nostro destino."
    Credo che siano essenziali per far capire lo spirito trasversale della lettera e verso chi devono essere indirizzati i nostri sforzi.
    La ringrazio.

  8. stefano.dandrea ha detto:

    Aggiunte.

    Chiedo scusa si era trattato di un mio errore.

  9. Francesco Mazzuoli ha detto:

    Gentile Daniela, magari il sistema bancario guadagnasse semblicemente con la differenza fra tasso debitorio e creditorio! Sintetizzando: , Il capitale lo mettiamo noi (le nostre garanzie, ad esempio le nostre proprietà, se le abbiamo), la banca si limita a "monetizzarlo", creando denaro dal nulla. Non solo non andrebbero restituiti gli interessi, come nel sistema islamico, ma neppure il capitale.
    Le suggerisco alcuni interessanti e chiarificatori riferimenti bibliografici.
    Marco Della Luna, Antonio Miclavez, "Euroschiavi". Arianna Editrice.
    Nino Galloni, "Il grande mutuo". Editori Riuniti.
    Tutta l'opera di Giacinto Auriti.
    Per capire invece come il disegno europeo sia un disegno golpista di espropriazione della sovranità prima, e delle ricchezze poi, del vecchio continente, le suggerisco questo straordinario articolo:
    http://paolofranceschetti.blogspot.com/2009/10/il-grande-inganno-da-maastricht-lisbona.html
    Consiglio anche vivamente:
    Ida Magli, "la dittatura europea" BUR
    Grazie per la lettura
     

  10. Daniela ha detto:

    Conosco il pensiero di autori come Della Luna, Ida Magli, Auriti, che mi vengono ora paternamente suggeriti, ma rivendico la mia autonomia di pensiero, anche se riconosco che ciascuno di loro mi ha certamente regalato qualcosa .
    A grandi linee, ora, vorrei rispondere alla domanda di Claudio su che cosa mi faccia pensare che l'Europa potrebbe essere autosufficiente.
    L'Europa ha sicuramente materie prime, un'agricoltura fiorente, un apparato industriale di
    assoluta eccellenza e cognizioni tecnico-scientifiche competitive con tutti. Forse manca di energia, ma ha buoni rapporti ad est che possono sopperire ai bisogni, che dovrebbero comunque ridursi, con l'applicazione di principi suggeriti da persone come Pallante e Latouche per la ricerca di un benessere che non coincide con la crescita del Pil.
    Le risorse umane europee sono di prim'ordine, anche se assistiamo ad una decadenza progressiva, che spesso abbiamo avuto occasione di analizzare e che caratterizza tutto il mondo occidentale.
    Proviamo insomma a guardare di più alla struttura economica, invece che alla sola struttura monetaria. I problemi reali non si risolvono con un cambiamento finanziario.
    In generale io penso maggiormente all'Europa continentale perché mi sembra che paesi come la Gran Bretagna possano solo remare contro. Troppo finanziarizzata e troppo legata all'America. Del resto, per fortuna, non è nell'Eurozona. Certo la Francia di Sarkozy non si differenzia molto, ma spero ardentemente, presto o tardi, in un cambio di governo
    D'Andrea suggerisce, per l'Italia, un ritorno alla terra in fondi di 5-7 ettari. Ma dove stanno tutti gli ettari necessari per sfamare la popolazione italiana?
    E poi: possiamo tornare al benessere simile a quello delle famiglie monoreddito degli anni Sessanta? Con auto, figli e casa di proprietà, ora che molti i redditi sono precari, bassi: 800 euro mensili, e che diventerebbero molto meno, nelle lire prossime venture, immaginate? Io penso proprio di no.
    E chiaro che penso ad una Europa che si renda più autonoma dagli Usa, un'Europa che non c'è. Ma del resto anche voi pensate ad un'Italia che non c'è. Quale governo di destra o di sinistra prenderebbe in considerazione un programma di ritorno alla lira, nazionalizzazione delle banche, ampia programmazione economica e interventismo statale?
    D'Andrea sostiene che, se non si cambiano i Trattati europei, non è possibile alcun cambiamento dell'Ue, in primis perché c'è la regola dell'unanimità.
    Sono perplessa. Se le decisioni vengono prese da una maggioranza di Stati, si grida alla lesa sovranità nazionale, se le decisioni devono essere prese all'unanimità si grida per l'impossibilità di cambiare le cose. Per avere un governo forte in Europa gli Stati devono mettere in conto che talvolta devono accettare di essere in minoranza. Del resto mi sembra che per l'Italia che si vorrebbe non si pensa proprio sempre ad una “democrazia”.
    Decidere di volere essere Europa non significa accettare la globalizzazione, anzi vuol dire cercare di porre un argine che tenga.
    Chiedo, entrando nel merito di alcune istituzioni europee: “Poiché il Consiglio dei ministri europeo ha il potere deliberativo, per rappresentare di più le volontà degli Stati nazionali, e di conseguenza meno quella dei popoli, perché non si chiede più potere per il Parlamento europeo, ma l''uscita dall'UE? Se si potessero cambiare i Trattati, cosa si vorrebbe? Si critica la Commissione europea, organo governativo (preparazione dei disegni di legge, esecuzione delle leggi), in quanto non è elettiva, ma anche nel nostro Stato il governo non è eletto direttamente dal popolo. Cosa si vorrebbe?
    Ho fatto questi esempi non per contestare l'idea che questa Europa non va bene, ma per segnalare che occorre, secondo me, soprattutto un cambio economico, di mentalità, di persone e di politiche. Le istituzioni e la moneta sono la cornice del problema, non il problema stesso.
    Se si pensa ad un rovesciamento rivoluzionario in Italia, si può pensare anche ad un cambio di rappresentatività in Europa. Si risponde che è troppo grande l'Europa. Io trovo che ci siano ogi condizioni che possono far convergere. Però occorre costruire un movimento.

  11. Francesco Mazzuoli ha detto:

    Gentile Daniela, io non le suggerisco paternamente nulla, anche perchè non sono padre.
    Qui permetto solo di farle presente che non è come Lei dice che la Gran Bretagna "Del resto, per fortuna, non è nell'Eurozona",  ma possiede -pensi un po'- il 17% della BCE. Per cui non solo c'è dentro, ma comanda attraverso la BCE le politiche monetarie europee, senza – guarda caso – avere adottato l'Euro. Lo sapeva?
    Ad majora.

  12. PIERO IANNELLI ha detto:

    Credo sia ormai tardi..Il mistero delle truppe europee sbarcate ad Atene.

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