Il folle sogno di Aleksandr Dugin, fascista russo

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12 risposte

  1. stefano.dandrea ha detto:

    L’analisi è intelligente, con poche sfasature e imprecisioni. Le proposte, invece, sono deliranti, un neocon in salsa russa. Ho sempre disprezzato Dugin da quando lessi questo: http://xoomer.virgilio.it/controvoce/fascismoimmenso-dugin.htm Speriamo che Putin non lo ascolti. Comunque bisogna stare in guardia: i pazzi stanno da una parte e dall’altra.

  2. Dugin ha detto:

    Dugin non è fascista.

    Cambiate per piacere quel titolo indecoroso.

    I russi hanno le palle: e gli italiani?

    • stefano.dandrea ha detto:

      Leggendo le proposte, ossia la seconda parte dell’articolo, si capisce chiaramente che è un irrazionale, guerrafondaio, antidemocratico, sostenitore di purezza etnica e religiosa, sedicente portatore di una morale da espandere nel mondo, dunque un fascista in senso puro e tecnico.

      Io non uso facilmente la parola fascista, anzi sono criticissimo con l’uso “antifascista” della parola fascista, per indicare ogni male, vero o presunto; la uso soltanto per indicare i fascisti fascisti. Oltre 5 anni di appello al popolo testimoniano questa mia abitudine.

      La posizione di Dugin è molto pericolosa -parlo delle proposte e della volontà espresse in questo articolo – e va tenuta sotto cotrollo e, a mio avviso, dovrà comportare l’allontanamento drastico da Putin, qualora Putin decidesse di voler seguire le idee di questo psicopatico o idee simili (ma non credo proprio che accadrà nel futuro immediato, diciamo due o tre anni). Non vedo nelle idee di Dugin niente di diverso da quelle dei neocon rispetto alle quali esse sono esattamente simmetriche. Se la Russia prendesse questa impostazione (e ripeto che non ci credo minimamente), USA e Russia si scannassero tra loro (noi ,invece, dobbiamo restare fuori comunque)
      Aggiungo che non soltanto le proposte esprimono una volontà di guerra, un pensiero apocalittico-irrazionale, una tendenza antidemocratica, illiberale (nei principi sacrosanti del liberalismo e non nel “liceitismo”, che è un’altra cosa), una concezione etnica e religiosa, nonché l’idea di una morale russa da espandere nel mondo (ma come sappiamo la morale non cammina senza basi; non è soltanto la morale “americana” a camminare tramite le basi), idee che assieme considerate sono fascismo allo stato puro (gerarchia e corporativismo o simili sono quasi corollari di queste idee,per niente negativi e compatibili,almeno astrattamente, con la democrazia), bensì lo stesso Dugin nel 1997 si dichiarò fascista e disse che c’era bisogno di un fascismo russo ( http://xoomer.virgilio.it/controvoce/fascismoimmenso-dugin.htm ). E mi sembra che la volontà e il pensiero che esprime nella seconda parte di questo articolo sia perfettamente coerente con la proposta del 1997.

  3. Cesidio Di Luzio ha detto:

    non conosco questo Dugin, ma questa analisi è assolutamente razionale, non capisco dove siano gli elementi di pazzia visti da dandrea. sono sotto attacco. un attacco che è spietao e che vuole essere nei fatti all ultimo sangie. forse molti non se ne sono ancora accorti. a questo si puo reagire come sta facendo l europa, che si è prostrata e prostituita. ma non è detto che lo vogliano fare anche i russi. potrebbero voler resister fino all ultimo. cosi come i veri pazzi, ben descriti da questo Dugin, potrebbero voler giocarsi tutto. come fermare tutto questo ? forse lo possono fare solo le persone, i popoli europei, la gente d america e di tutto il mondo che dovrebbe pretendere la cacciata dei veri criminali. ma succederà ? o succederà in tempo ?

  4. Dugin ha detto:

    @stefano.dandrea

    Dugin è un nazionalista bolscevico: fondamentalmente un “rivoluzionario conservatore” , cerca di pescare il consenso dalle destre populiste tipo Le Pen (vedi delle sinistre alfabetizzate in giro?) in ottica anti-globalista su una proposta politica socialista-statalista e rispettosa delle identità etniche.

    Non so se gli eccessi nelle sue dichiarazioni dipendano da una sua esaltazione o se è parte di un preciso “gioco”: il punto è che finché la Russia non è entrato in “stato di guerra” (2013), Dugin insegnava in importanti atenei.

    È un tradizionalista ed è un anti-liberale radicale (a differenza di Putin, che si dovrà ravvedere in fretta…).

    I nazifascisti son sempre stati i liberali: “noi”.

    http://www.maurizioblondet.it/un-marine-lo-stato-mostro-siamo-noi/

    A proposito di tradizionalismo…

    • stefano.dandrea ha detto:

      Dugin,
      avendo tu scelto questo nome,senza dubbio conosci l’autore meglio di me.
      Per mia sfortuna io conosco il saggetto del 1997, che auspicava un fascismo russo usando esplicitamente il termine fascismo (l’ho linkato sopra) e conosco queste dichiarazioni nelle quali tu stesso hai visto “eccessi” e forse “esaltazione” (“Non so se gli eccessi nelle sue dichiarazioni dipendano da una sua esaltazione o se è parte di un preciso “gioco”).
      Perciò lasciami giudicare con coerenza in base a questi due elementi che mi appaiono indiscutibili. Se poi nel periodo intermedio Dugin aveva assunto una diversa posizione, postaci qualcosa per farcelo conoscere.
      Resta il fatto che l’auspicio del 1997 e l’esaltazione di adesso sono indizi difficilmente trascurabili.

  5. Matteo ha detto:

    Leggerò con più calma l’articolo più tardi, anche se il paraguru barbone non mi ha mai convinto del tutto.
    Che delusione però leggere D’Andrea che, dopo aver definito in passato folli i critici della “democrazia”, sconfessando la sua stessa storia in cui immagino che Marx e Lenin siano importanti, ora definisce “sacrosanti” i principi del liberalismo.
    Mah…

  6. stefano.dandrea ha detto:

    Matteo, ora purtroppo sono impegnato. Questa sera o forse domani, cercherò di spiegare in che senso, secondo la mia opinione, i principi del liberalismo sono sacrosanti; in che senso il “liceitismo” è altro dal liberalismo; e quali limiti debbano avere anche le (apperenti) libertà, nucleo duro del liberalismo, in particolare quando sono poteri espressione di grande capitale.

  7. stefano.dandrea ha detto:

    Allora Matteo,
    secondo me il nucleo duro del liberalismo si risolve nelle quattro libertà: libertà personale, di manifestazione del pensiero, di associazione e religiosa, le quali poi hanno varie specificazioni tutte riconducibili alle quattro categorie generali. Per essere contrari al liberalismo si deve essere contrari a queste quattro categorie,riconosciute dalla Costituzione con pochi limiti eccezionali. E io non lo sono, forse anche perché quotidianamente esercito la libertà di manifestazione del pensiero e di associazione.
    La libertà di impresa si colloca su un altro piano, anche a livello costituzionale. Essa non implica che il cittadino possa svolgere qualsiasi tipo di attività, o che possa avere imprese di qualsiasi dimensione, o che ricorrendone i presupposti non si possa dar luogo ad espropriazione né esclude che l’attività di impresa sia sottoposta a innumerevoli vincoli, impensabili per le libertà suddette.
    Altro rispetto alla libertà è la liceità penale ma anche soltanto amministtativa o civile di tanti comportamenti. Qui la deriva liberale o il liberalismo estremo, concepito come lecitismo può e deve essere sottoposta a serrata critica, una critica che è difficile soltanto perché, dovendo raggiungere un consenso maggioritario o tendenzialmente maggioritario per tradursi in norma, la critica incontra le coscienze conformate dei consumatori moderni. Realismo suggerisce di muovere da un profilo, fare una battaglia, vincerla e poi pian piano mettere in discussione altri profili, sempre rispettando la regola maggioritaria. Ovvio che la presa del potere ma anche soltanto la conquista delpalcoscenico mediatico attribuirebbe un potere conformativo dell’opinione pubblica oggi impensabile. Ma si tratta sempre e comunque di un tema secondario,perché attraverso di esso non si andrà al potere e si resterebbe sempre partito di opinione.
    Né va confuso con il nucleo duro del liberalismo il potere del capitale, in particolare il potere di conformare l’opinione pubblica grazie ai media capitalistici. Qui la battaglia deve essere grande, anzi da qua bisogna partire. C’è il principio di uguaglianza sostanziale che impone di togliere il potere di conformare l’opinione pubblica al capitale. In questa materia si troverebbero molti consensi, perché tutti capiscono che se togli il potere di conformare al grande capitale, generi uno spazio di potere che può essere occupato da uomini di valore. Nessuno comunque, salvo i grandi capitalisti, si sentirebbe privato della propria libertà.

  8. Matteo ha detto:

    Questa è una tua personale interpretazione, che non avrebbe trovato d’accordo ne Marx ne Hegel (di cosa magari ne pensassero i Padri Costituenti magari sei più edotto te).
    Il liberalismo è la forma politica che assume nell’impero britannico il vecchio giusnaturalismo aristotelico-tomista, nella forma non del diritto naturale astratto di Tommaso d’Aquino, ma nella forma concreta di fede nell’esistenza di diritti individuali inalienabili che nella loro prima formulazione (contrariamente a quello che hai scritto), cioè a quella di Locke, prevedono anche il diritto alla proprietà e quindi di converso alla libera impresa.
    Ergo, per essere anti-liberali non bisogna essere dei mostri che vogliono “negare” a chichessia qualcosa, basta ragionare marxisticamente secondo categorie storiche per smontare la balzana idea per cui qualcuno, per il semplice fatto di nascere ha dei diritti i quali, guarda caso, finiscono sempre e comunque per suffragare il regime corrente. Noi abbiamo (come Italiani) la sfiga di essere figli di Benedetto Croce e quindi della diatriba fra lui ed Einaudi, ergo ci lambicchiamo la testa con quella sesquipedale balla differenza fra liberalismo e liberismo, ma basta fare una piccola ricerchina per vedere che in inglese (e il liberalismo è tipicamente una ideologia anglosassone) non esiste distinzione semantica.
    E giustamente.
    Come è giusto quando qualcuno dice che la nostra costituzione non ha nulla di liberale.
    Vero, è probabilmente l’unica cosa bella della medesima, nella sua parte economica (ma non solo).

    • stefano.dandrea ha detto:

      Storicamente hai ragione. Il libro del marxista Domenico Losurdo sostiene tutto ciò che dici e, anzi, mostra l’intrinseco legame tra liberalismo e schiavismo di Locke.
      Per Croce invece il liberalismo era una concezione dell’uomo e della vita ma Croce è stato un perdente e la storia ha dimostrato che aveva completamente torto. Tra l’altro Croce difendeva queste idee da libero, mentre Gramsci le avversava in galera.
      Bisogna stare attenti, tuttavia, a contestare politicamente il liberalismo senza precisare che si ammettono le quattro libertà, alle quali si riconosce valore assoluto. Si può dire, ed èlamia impostazione, che si riconosce valore alle quattro libertà, generate, almeno al livello teorico, dal liberalismo ma si riconosce un valore diverso e limitato sotto diversi profili alla libertà d’impresa,la quale, sottratta ai limiti necessari, finisce anche per rendere poco rilevanti o irrilevanti le quattro libertà. Questo secondo modo di impostare il problema, secondo me, è politicamente chiaro, meno equivoco e a mio avviso più spendibile per ottenere consenso, visto che alla resa dei conti entrambe le costruzioni ambiscono ad affermare le stesse idee o idee simili, almeno sotto il profilo considerato.

  9. Matteo ha detto:

    Nessun ordinamento del pianeta, nemmeno quello più “liberale”, attribuisce alle quattro libertà di cui sopra valore assoluto.
    Per dire, il reato d’opinione grida ancora vendetta agli occhi di Iddio.
    So che è difficile da capire per un democratico (non lo dico spregiativamente, come non lo direi ad un comunista o ad un fascista) che crede che per millenni gli uomini sono stati nell’oscurantismo ma poi hanno scoperto la democrazia e la libertà, ma QUALUNQUE regime ha un range di opinioni, di atteggiamenti, di tendenze, di libertà e di atti che non può non reprimere, pena la sua stessa sopravvivenza.
    E non parlo della pura e semplice politica criminale (sbattere alla forca ladri ed assassini o similare), parlo proprio della libertà soprattutto d’opinione e di associazione che NON POSSONO E NON SARANNO MAI ASSOLUTE.
    In particolare, con la democrazia liberale gli ambiti delle medesime si sono sempre più ristretti con il passare dei decenni, in particolare dopo la sconfitta dell’Europa nell’ultima guerra.
    Siamo oramai allo psicoreato ed alla paura nemmeno più delle opinioni, ma delle semplici parole.
    Dopo la laurea mi avevano offerto ai tempi di fare un dottorato e rimanere come ricercatore, ma ho declinato, ben sapendo che nell’Università pubblica italiana basta una parola e sei fuori.
    Puoi scoparti le studentesse, ma basta che uno studente di denunzi per omofobia, antisemitismo, razzismo o quelle altre balle che vanno di moda ora e sei fottuto.

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