Tutto ciò che abbiamo o abbiamo avuto di buono ha una tradizione politico-giuridica italiana?

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3 risposte

  1. Vittorio ha detto:

    Proviamo a pensare per un attimo solo ad alcune delle “cosette” che, invece, abbiamo esportato:la plastica (Giulio Natta), il primo Personal Computer,
    la “Programma 101” della Olivetti, il microchip (Federico Faggin), l’algoritmo di Viterbi, il teorema di Bohm-Jacopini, l’algoritmo di ricerca di Google, Arduino
    eccetera eccetera eccetera. Altro che Silicon
    valley, quel cialtrone di Steve Jobs e compagnia bella.

  2. bertoldo ha detto:

    Penso che l’aver importato slot ed agenzie di scommesse sia la cosa piu’ positiva in assoluto.
    Questo fatto permettera’ l’implosione del sistema.
    La gente arrivera’ ad un tal punto di rincoglionimento che vedremo al mattino tantissimi
    zombies che anziché recarsi al lavoro se ne andranno nelle sale slot…
    I nostri politici non si sono ancora resi conto che possono stare in piedi, semplicemente perché tutte le mattine esiste una massa di zombies (in positivo) che si reca al lavoro nonostante tutto!
    Nonostante tutto c’e’ ancora gente che pulisce i cessi, le strade, alleva bestiame. coltiva orti, produce pane e pasta…..
    Tuttavia un bel mattino, questa massa informe, presa dalla libidine del gioco, dalla alienazione quotidiana, stufa di ascoltare la menzogna dilagante dagli schermi e dai giornali, dal terrorismo mediatico di suicidi, omicidi, malattie, annegamenti, violenze a bambine e minori, dall’ossessione per le medicine, le analisi mediche, stufa della precaria precarieta’ si DROGHERA’ di gioco in un cupio dissolvit…
    Poi manderanno i poliziotti per farci lavorare oppure un novello Menenio Agrippa!
    Venghino venghino le “importazioni”
    PS.
    Spero infinitamente di sbagliarmi avendo figli e nipoti.
    Saluti e complimenti per l’articolo.

  3. Gianluigi Leone ha detto:

    Credo che la maggior parte delle cose citate non ci sono state imposte. Ci siamo voluti far male da soli. Per questo abbiamo bisogno di guarire dalla provinciale esterofilia che ci affligge.
    In molti ancora considerano queste innovazioni come un fatto positivo, proprio perché vagamente riconducibili ad una idea di “ammodernamento” dello stato, sulla base di modelli importati.
    Dobbiamo innanzitutto cominciare a riamare il nostro stato per comprenderne l’originaria e oggi solo potenziale funzione regolatrice dell’intera società.
    Lo stato italiano è disprezzato dai marxisti di tradizione extraparlamentare in quanto presunta “sovrastruttura ideologica borghese”; disprezzato dai liberali, in quanto presunto ostacolo allo sviluppo del mercato; disprezzato dagli esponenti della destra sociale, in quanto nato da un movimento antifascista; disprezzato dalla massa qualunquista in quanto presunta fonte di corruzione ed espressione di trattative con la mafia; disprezzato da tanti giovani che, perdurando nel loro disimpegno, continuano a pensare di avere solo diritti mentre ignorano di avere dei doveri; disprezzato dagli ingenui pacifisti-mondialisti che si sono bevuti la storia che nel mondo esistono guerre a causa dell’esistenza delle frontiere fra nazioni.
    Se non facciamo pace con il concetto di stato-nazione (democratico e costituzionale si intende) ed anche con la nostra luminosa tradizione giuridica, continueremo a peggiorare la nostra condizione.

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